Siamo stati nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, facendo base a Ligonchio, per goderci la tranquillità di queste montagne, lontane dalle località più battute. 

Percorrendo la via Emilia da Bologna verso Milano si vedono le cime dell’Appennino a sinistra e per raggiungerle non resta che voltare per prendere una delle tante strade che si inerpicano verso di esse. Nel nostro caso, arrivati a Modena ci siamo diretti verso Sassuolo e da lì abbiamo risalito il Secchia. Man mano che la pianura diventa collina e poi montagna, il traffico diminuisce, le rotonde lasciano il posto ai tornanti e si incontrano sonnacchiosi paesi fatti di poche case. 

Ad un certo punto, lungo il percorso, è comparsa la Pietra di Bismantova che ci ha accompagnato per un bel tratto di strada.

Continuando a salire sono comparsi i primi sprazzi di neve ed i boschi si facevano via via più fitti. Abbiamo raggiunto la famosa centrale idroelettrica in stile Art Nouveau con il suo bacino artificiale che segna l'arrivo a Ligonchio. Il paese è uno di quelli tipici che si incontrano da queste parti, con un paio di bar sulla strada principale, un piccolo supermarket e la gente del posto che si saluta calorosamente, come fa chi si conosce da una vita.

Da questo piccolo borgo partono tanti sentieri per fare passeggiate, segnalati dai cartelli bianchi e rossi del Cai. Facile ed interessante è quello che porta alla panchina panoramica, dalla quale, manco a dirlo, si gode una vista magnifica sulla valle in cui scorre il torrente Ozola. In cima c’è un'area pianeggiante con vari tavoli e panche per fare una pausa e mangiare qualcosa in mezzo al bosco. Al nostro primo tentativo di raggiungere il posto siamo stati intercettati da un cacciatore, che ci ha segnalato che era un corso una battuta di caccia al cinghiale e ci ha consigliato di ritornare dopo un paio d’ore. Abbiamo seguito il suo consiglio ed abbiamo preso la 1740174687666via del ritorno guardandoci intorno alla ricerca di animali grufolanti. Abbiamo ripreso la via dopo un po', come consigliato, e quando siamo arrivati in cima le nuvole danzavano spostate dal vento come se volessero riempire gli spazi delle montagne circostanti. Ogni volta che guardavi il paesaggio il quadro che avevi davanti era diverso rispetto a 5 minuti prima. È stato molto piacevole esplorare i dintorni da varie angolazioni e rifocillarsi con panino e birretta, prima di prendere la via del ritorno.

A 15 minuti di macchina dal paese, percorrendo una strada tortuosa, ma ben tenuta, si arriva al Passo Pradarena, che, con i suoi 1.579 m s.l.m. è il più alto degli Appennini.

Il Passo segna il confine con la Toscana ed appena superato il cartello ci si trova in provincia di Lucca. Sì può parcheggiare la macchina a bordo strada nei dintorni del rifugio e la prima cosa da fare, se il cielo è terso, è guardare verso le Alpi Apuane. Anche da qui partono tanti sentieri, verso il monte Cusna o il Rifugio Battisti. Se c'è la neve, come nel nostro caso, si può bobbare, sfruttando una delle tante discese che permettono di prendere velocità e divertirsi. Samuele ha fatto su e giù mille volte, prendendo sempre più confidenza con le discese. Poi ci siamo addentrati un po' nel bosco, dove ci sono delle panchine per pic nic e ne abbiamo approfittato per uno spuntino in mezzo alla neve.

Ultima informazione pratica: abbiano dormito al Rifugio dell’Aquila, dove ci siamo trovati benissimo. Il posto è bello, curato e pulito. Il personale è molto gentile e si mangia molto bene. L'unica pecca è stata la gestione della piscina: avremmo voluto fare un bagno rilassante, ma purtroppo la sala era poco riscaldata e l'acqua fredda. In ogni caso, vi consigliamo vivamente il posto!

Ligonchio (RE), gennaio 2025.

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